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CAPITOLO SECONDO 121 doglio e dalle pubbliche piazze ha parlato ai romani viventi la gloriosa memoria dei trapas sati, finché Augusto ordinò che venissero rac colte esse statue nel campo di Marte ( 1 ). Più preziosi e più grandi di questi monu menti furono gli archi di trionfo ornati di sta tue, di bassi rilievi e d’iscrizioni che venivano eretti alle azioni di conquistatori più celebra te, e non meno ammirabili furono le colonne innalzate a Trajano e ad Antonino Pio, la pri ma col voto del Senato la seconda per ordine di M. Aurelio. Decaddero le arti e nel loro crollo l’arco di Costantino alzandosi colle mine di migliori più vetusti edificj mostrò nella sua fronte le scul ture de’secoli preziosi ravvicinate ai languidi sforzi di men dotti scarpelli ; e in Costantino poli la colonna Teodosiana surse tentando di emulare inutilmente quelle che torreggiavano ancora nelle piazze dell’antica rivale di sua grandezza. Tornarono le arti a novella vita, e prima coi monumenti sepolcrali a’papi, a*dogi, a’principi, a’letterati, eretti ai Bonifazj, ai Dandoli, ai Falieri, ai Tarlati, ai Scaligeri, ai Consalvi, ai Sinibaldi, agli Arringhieri, a tanti altri ; indi coi monumenti equestri dei Medici a Firenze, dei Farnesi a Piacenza, degli Esten- ( i ) Svclon. in Calig. Gap. 34. Tom. I. 8 *