i4 per la pallia il Apeli e e di Fidia: ognuno ve drà con bastante evidenza come allorquando si parla di medio evo o di tempi bassi, e che trat tasi di Bizanzio e di Bizantini, non bau più che fare Atene, Argo, e Corinto, e gli artefici som mi ilella maestra antichità, e si accorgerà del lo artificio con cui si potrebbe estorcere uno sfavore contro di noi se dovessimo esser giudi cati così superficialmente, o con una prevenzio ne tanto ingiusta e sì mal fondata. Ed egualmente ognuno potrà riconoscete con una luminosa fidatezza che se i Greci Bizan tini lavorarono in Italia nel XII e nel XIII secolo, e se anche vi avevano scuole ed imitato ri, allorquando poi V Arte dovette salire in emi nenza fu d'uopo imitare un altra razzadi Gre ci ben anteriore, quella cioè che aveva dieci secoli prima di quella età sparsa in Italia una più profonda, più vasta e più utile dottrina. E sebbene le opere di Fidine di Prassilele esc is serò dal silenzio della terra ove stavano sepol te, e fossero copeite dalla ruggine dei secoli, prevalsero nondimeno di gran lunga ai parlan ti insegnamenti dei Bizantini, i quali pareva persino non riconoscessero d'aver comune coi primi la patria o la derivazione. Anzi convie ne ricordare ciò che non pub ad alcuno sfug gire , che mentre era in vita e propagava quel debole meccanismo dell’Arte ne'bassi tempi,