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il voler porre per confine alla forza dell’umano ingegno il limite angusto della nostra vista, unicamente perchè s’ignora ciò che mille se coli addietro possa essersi fatto; ed invece di accusare e di querelarsi della imperfezione dei mezzi coi quali sono stati conservati gli annali del mondo,eccettua ti quelli deiLibri santi, si de graderà e si accuserà piuttosto l’umana specie, cercando i primi inventori delle cose in tali epo che che potevano essere forse altrettante rivolu zioni pariaquelle di cui noi possiam render conto quasi oculare? Quegli uomini tanto vani di ripe scare aldilà di ogni principio e d’ogni memoria neisogni enei delirj delle favole i primi ceppi delle loro genealogie, saranno sì pieghevoli e si facili a stabilire un principio pei risultati delle umane cognizioni, più in pregio avendo di ascondere nella caliginosa antichità per fumo di nobiltà il germe della famiglia, che quello del sublime loro intelletto? Questa sembraci strana con tradizione, e si perde nel vacuo il genealogista di quelle cognizioni, il cui principio non è più facile a fissarsi di quello che sta tra 1’ ultimo momento della notte e il primo del giorno. Gli apologisti di tante odierne ricerche ripor tandosi a quel poco che credono dover bastare per riparode’primi bisogni dell’uomo, suppon gono di un’immensa durata quella misera sem plicità con cui la natura spontanea additò i