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SECONDO, p4 SCENA XVII. Bleno fcuottndo JJìfile. I Sitile, Regina. Ijìf. E viuo ancorai Infe titorna.7/'.E morto Oróteloh De ii[ 11, Egli fpirò. If-Bleno fedel, quifei ? I/. Quì fono : e.benm’è noto Ghi hà il tuo conforte ancifo. ’fif- Parla , dì ? chi fuenò La mia vita, il mio core ? Chi fù l’empio omicida ! Suelami il traditore, Prefto, che più ritardi? ahi che m’vccidi ! B/. Guari non è, che in quella Corte afcofo Il tutto inteli, e vidi • 7". Prefto, che più ritardi? ahi, che m’vccidi. fi/. Conofci Rolìclea? If. Si. Bl. La crudele Giurò ad Anacreonte * . i Di auuelenar il mio Signor Oronte. TJìf. stelle ! Ciel ! che dicelli ? I E ciò fia vero ? B. Si. If. Tù m’vccidefti. i Ah iniqua Rolìclea ! 'i Non morrò inuendicata. i Per quella delira ìftelìà j Tu cadrai, perirai, donna fpietata . . Voglio vendetta Amor. ; La crudele fen cadrà , E fuenata oggi farà j Confacrata al mio furor. Voglio &c. L’omicidaoggi morrà , E infiammatomi vedrà. Da lo fdegno quello cor. Voglio &c. Anutmnti' C sCé-