•PRIMO. 19 Cauto, ed ignoto io mi portai notturno. E di genti munita > e ben difefa. Il petifar d i aflalifla E vn penfier vano , e temeraria imprefa. Si. Meglio è dunque partir lenza contefa. Or. Tanta forza hà il Tiranno ? FI. De le fue fpade al lume Sembràn le nollre fchiere A grand’Argine vallo vn picciol fiume. Or-Oue l’armi non ponno , opri l’inganno. Ne la città nemica Sottofpog.ie; mentite Rifoluo penetrar: à la tua fede • Spofa , e campo con legno . Non difperomtaldì vittoria , e Regno. Fi. Che penfi oprar ? IJìf. che parli ? Or. io nel Valla mole raggiro. (penfiero. E le m’arride Oggi la forre , A grand’Imprefa afpìro. Bleno , mi legnimi , meco ti voglio . Si. VerròjSignoiQob-quell’è vri’altro imbrj- Ifif. Tù partir, tù lafcianni ? (glio.^ Tù fri Nemici ignoto Fidar te llefl’o, amato lpofo ? Oronte? Or. Mio Ben, di che pauenti ? Ijtf. Ah che prffago è il cor d’infaufti euenti ! Or. Non ti turbar $ ch’in breue Verrò Fenice àque* duo Soli ardenti. Quello cor troppo t’adora. In que’ gli occhi hi il fuo diletto , 11 fuo Amore in si bel Petto , In quel volto fi riilora, Quello cor &c. SC E-