'PRIMO. i* Anne. fOchèertiggie amorofa! ) * Parla di Anaf. che rifoluo ? (Figlia.) S’io taccio?S/.eh dillo. e RoficIea 3 mia Ante. ( A Venere cortei quanto arti,miglia. Ebeltàrtcelerte Tù tràbofehi alimenti ? entro la Reggia Condotta fìa col Genitorco'ei. TU. ad Anaf. Ci affi Fano gli Dei. Anaf. Sire- Anar. obcdifcu Anaf abandonar I difeepoi 1 miei ■ fnon deismo Anac. Coi difcepoli ancora ** Tu condurti potrai, (quanto innamora/) Guardando il Ritratto. Anaf. Noi permettano i Numi. £011 cerafce de cirri i tuoi coftumi. Anac.OYi tanto s’ardifee ? Anaf-Sdegni, chi ti coregge ? Anac. S-qn Re. Ana f. ti fon Maertro • Anac. Taci* non più. deui temer,cìi i Rc^^e . Anaf.M.a non quel Rèjche da Titan dà legge. DO SCENA V. Amcrtontt, Siltna. . C llena^oh come ben forti j’Jnganno. S l ‘.\A Aura conforto il tuo amorofo affanno. Anac. Entro iReali Alberghi Con Rolìclea t’attendo., e iper a in tanto De l’opra tua inmercede alta'f ortuna. Quanta belle? za in quella guancia duna Guardando il nitrato . Per conofcere vn bel volto Non hà pari quello cor • Si bel ciglio benché finto Scocca ìljrali , e vibra apdor ■