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56 ATTO Io tutt’ altro, che oltraggi, Dal tuo amor attendea, Meride mgiulto. In breve a morte andrai. Se al tuo dovere Contraftalfe il mio pianto , e in te volellì A collo del tiro onor deftar pietade, Do farefti per me ? Vattene pure, Ove fede ti ehiama, ove amillade. Ademp| il tuo dover. Vi applaudo anclf io ; Ma in tal deltin tu pur rifpetta il mio. Me. E qual’ altro dover t’impone smore ? Er. Quello di morir tua. Me. Taci. Morendo Forfè mi dai piacer ? Mi rendi vita ? Er. Viver non deggio altrui, fe a te non polla» Me, Vivendo a Selinunte, a me pur vivi. Er. Se mi volevi fua, perchè al fuo braccio Non lafciarne l’onor di meritarmi ? Ti avrei perduto, è ver: d’altro io larei ; Ma la tua morte almen non piangerei, $e. Vedi, fe ingiulta fei. Potea Meride vii darti a l’amico; Noi può Meride forte. Ma chi forte mi fei 1 Chi fvegliò l’ire ? Chi Timocrate uccife? Non di Ericlea l'amor ; non il comando; Ma de l’amico i torti. A me quel colpo Non dei: ma a Selinunte. Ei me prelente, Vendicava Ericlea. Meride il tenne. Che vuoi di più ? Sin quell 1 eltremo addio Dì