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TERZO. 39 Noto il reo parricida, Non a te la Tua tefta, A me la chiederebbe il mio furore. Deh ! nrn lafciar focto il tuo retto impero, Su gli occhi tuoi, tanto delitto impune. L’ uccifo era il miglior de’ tuoi vallarti : Era il tuo più fedele : era il mio padre. Vendetta, o Re, vendetta. Di. Io te la giuro. Invan fi afconderà l’empio al mio fdegno j E s’oggi fìa, che in mia portanza io l’abbia, Oggi cadrà (otto una (cure , o d’altra, Qual più vorrai, barbara morte, e vile. Ar. O de i gran Re fpecchio, ed efempio, p forte Punicor de i misfatti, / Bacio tua man vendicatrice. Ademfij Tua regai fede. Il mio dolor 1’ accetta» Oggi del reo la morte Per te giufbizia fia : per me vendetta. Tu vederti il pianto mio. Vedi ancor del padre il fangue : Ma in dolor sì acerbo e rio E' fuo fangue anche il mio pianto. Più dirà quel corpo efangue, Che non dirte il mio dolore : E vedrai qual fia quel core, Che ti amò , che amarti tanto. Tu, &c. C 4 SCE-