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Mite le irrite ria. Sappi, o Nicandro, Che il mio core è per altri : Che a rendermi infedel non vai tuo merto , Nè altrui pollanza: e fe piacer vuoi farmi, Per tuo ripofo e mio lalcia d’amarmi. Ni. Lafciar d’amarti ? O Dio ! Sta in arbitrio del cor romperne i nodi ? Ar. E in mio poter Ila il difamar chi adoro l Ni. Compifci la mia morte, E (paventa il mio amor. Dimmi il rivale.^ Ar. A te direi, ciò che a lui fteflò io tacqui? Nz'.Ohlfe’lgiungo afcoprir)Tal premio avranno?.. Ar. Ti par picciolo premio un difinganno ? Se fui labbro di tutte il cor parlafle, Men vi faria di amanti, e d’infelici. Quel de’traditi è’l numero maggiore. Levane la lufinga, e la fperanza : Picciol regno , e duol breve è quel d’amore. Ni. Almen.... Ar. Taci. Ecco il padre; e s’ei richiede, Qual ti parlai, digli amorofa e grata. Ni. Quello di più ì Ar. Se’l nieghi, Ti giuro odio, e vendetta ; e i furor miei Mifero ti farian più che non fei.