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16 ATTO Efca il già vinto amor. Chi cede un vago oggetto, ^ Può ben lafciar di amarlo, o più non 1 ama* Amor, &c* SCENA IX. Mende , e Selìnunte. Sei. ]ViEride ingiufto, a che rifiuti ancora Da la man di un’ amico un ben sì caro r Me. Quel ben, che mi abbandoni, è pur tuo voto* Se II perder Ericlea ti faria morte. Me. Cederla a te pofs’io fenza un fofpiro. Se. Muti, e più ardenti haifuoi fopm licore* Me. Credei di amarla primo, e amarla lolo* Il tuo amor mi prevenne ; eal ora il mio Rinrefi, il condannai, gli diedi efiglio. o 11 feci, il feci anch’io. Ma che ? A l’altero Sdegni accrebbe il contrailo , e’1 fe più fiero. Me. Tu confeffi di amarla. Io te la cedo. Se. No. Tua rimanga- Amar io pollo Areta, I cui fofpiri ardenti . . , . r Più d’una volta mi fon giunti al vilo A farmi teftimon de la fua fiamma. _ Me. Non ha prezzo Ericlea , nè tu ami Areta* Se. Meride, quelle gare al fin faranno E tua perdita, e mia. Del nollro amore Sia giudice colei, che in noi l’ha delto.