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PRIMO, ij Per lui divampa Selinunte ancora. Se. E' ver : ma ogni altro affetto A l’altar di amiftà confacro, e fveno. Me. Non fondi te men generofo, e fòrte, lo. Mio Re, fe impetrar poffo Dono da tua bontà , ftringi il bel nodo, E Selinunte ad Ericlea fia fpofo. Sei. Qual priego ingiufto ? Egli al fùo cor fa forza. Compiacerlo è fierezza. Rendi quefta giuftizia al fuo valore, ’.e.) E la cara Ericlea dona al fuo amore. Di. O fi unifcano ivoti, O fi cangj il defio. Ciò che l’un chiede, L’altro diftrugge. A me, che al par vi onoro. te.) Del dono, e del rifiuto Tolto è l’arbitrio. Il confolarne un folo Saria offender 'entrambi ; E un ben ceduto, e ricufàto infieme, Avrei roffor, che voftro premio or foffe. Ve ne attende un maggior. Spegnete intanto Le languide fcintille : Il bramo, e’1 chieggo ; E può dal cor di generofo amante Sperar ciò che ha l’Amico, anche il Regnante. Amor di fral beltà Poffanza in voi non ha. Virtù v’accende il cor, V’alza la brama. Tutto dal voftro pettd Pei • Efca