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i 4 ATTO lln’ atto di virtù non vai gran pena. Sdegno è vizio d’uom vile ; S E non tien balli affetti alma gentile. Me. Ubbidifco, o Signor. L’offequio mio à Non cerca altra ragion, che il tuo comando. Se. Col labbro de l’amico il mio rifpofe. Di. Men dal voltro valor non attendea. Timocrate , ti appreffa. 5, Ti. A qual viltà fon’ io coftretto ?) Di. Ornai. Datevi amico ampleffo: (Fa abbracciargli infame.) E fe fia che a la fede alcun pria manchi, £ L’offefa io prenderò fovra pae fteffo. Ti. Ampleffo mentitore ! Lo dan le braccia, e lo rigetta il core. ((Parte.) SCENA Vili. Dionijìo , Meri de , e Selinunte. D,Or qual mercè mi reità Degna di voi ? Me. Chi *1 fuo dovere adempie, Lo riceve da l’opra. Di. Non dee.voflra virtù lafciarmi ingrato. _ Se. Riltringanfi, o Signor, tutti i miei voti Nel piacer de l’amico. Egli arde amante Per la bella Ericlea. Me. Di fiamma eguale Pei