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PRIMO. il Er. Mifera efTer pofs’io : vile non mai. Di. La fofferenza mia ti fa oftinata. Er. Parla al giufto Signor la mia ooftanza : Parlerebbe a l’iniquo il mio difprezzo. Di. Vedi, che fol ti prego, e ti contiglio , Quando ufar forza, e comandar potrei. , Er. E fe forza tu ufaflì, a l’or direi : Re barbaro .... Ma no. Veggo, che parlo a te, Re grande, e giufto Re, Che tieni con l’amor Su l'alme il regno. Lafciami a la mia forte : Dammi anche ceppi e morte; Tutto è pietà per me. Sol toglimi a l’orror Del nodo indegno. Re, &c. SCENA VI. Diwifi 0 1 e Timocrate. Di. tl-Difti ? Ad urto d’onda Scoglio pria cederà, che a te l’altera. Ti. L’amor mio non difpera. Altre fiere àmmanfai. Sol tu ricufa Le nozze di Ericlea, s’altri le chiede. £*’• In van le chiederà. Ti do mia fede. Ti. Non ridano, s’io piango, i miei rivali- (in atto Rimanti. A noi fi avanza dipartire.')