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PRIMO. 9 SCENA V, Erìcìea, e Dionifio. .A L’onor del tuo cenno ecco la tua Prigioniera infelice. f)ì. Di prigioniera, e d’infelice il nome Perchè darti, Ericlea? Ne la mia Reggia Quell’ onor ti fi refe, in cui poteflì 1 tuoi cali obbliar, non il tuo grado. E' ver: nemico al padre, io gli fei guerra) Ma da lui provocato. Gli tolfi il regno ; ma deftin de Tarmi Effer potea, eh’ io vi perdetti il mio. ; Pari furon le offefe, L’efìto le diftinfe ; E fortuna ne ha colpa. Io le correggo. Per quanto è in mio poter. Nulla mi giova. Priva di libertà, priva d’impero, Tu, qual de’ cibi fa palato infermo, _ O non gradifei i doni, o non li curi. Su: tolgafì a’ lamenti ogni pretefto. Libera fii. Di Tauromina, e Naflo^ Retaggio avito , a fàlir vanne il foglio. Al dono illuftre un maggior dono aggiungo : Spofò che tei difenda ; E Timocrate e’ fia. Qual mai più degno E Re, e conforte a te dar poffo, e al regno? Er, Ofpite, cui fi appretti in regia ftanza . v A J Attìno