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JO ATTO 'Ant. Tanto di Vita, ò Stelle Datemi fol, die balli .• à pttrl A quell’opra: Regina ; in sii gl'auori De la Delira Reai tre volte imprimo Offequiofi i baci, Come Regina mia: come à Selenco Mio Genitor felice Spofa, e come Ah più non pollo : oh Dio Moro Signor dal feno L’anima fi diuide, La mia pena m’vccide. Sei. Iniqua forte ! Tigliofiglio chefenti ? Ant- io. giungo Str. Softenetelo (oh Dei ! ) ( mortf Aot. Accolga chi è cagion del mio morire Quell’alma eh’ al filentio Sacrifica il dolore. Sei. Chi è cagion del tuo male ? Ant. Il nemico deftio col luorigore. SCENA XIX. Erfiflrttto. Sile. Eutimie. Euùia. Sfratemta, Attimo - Lticmda. Ant. T) Rencipe che t’affligge ; |_ Sento’l cor moribondo, L’anima illanguiditar. S<^Oh Diolnofi più. ^ Gioue pieoofo all Erf Ogni fegno dimoftra Dilperata falnte. Lue. Adeflo è tempo di moftrar Virtute . Str. (Più ch’ad Amor contralto ei p ù mi pung Et hor con l’ar.ni di pietà mi giunge.) à pt> Sei. Sia condotto à le ftanze. Da Eihftrato, e dal Cielo Pen- I