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>8 » C o ) % ATTO TERZO. C^mpo de Romani. SCENA PRIMA. Lucilla, e poi Lucio Vero. Ludi, f Ih Dio, che fò, che penfo, Con qual volto, e qual voce Accoglierò 1’ ingrato ! Lue. Ve Principeflà, che brami? Ludi. Di tanti onori, Onde mi riccolmafti, ringraziarti defio. Lue. Ve. Non mi fchcrnire. Ludi. Nò nò, troppo ar tu fatto ; io non pretendo Tirraneggiar gl’affetti. — Lue. Ve K s’io foflì Signor del mio dettino, Volonticri offrirei ' A tanta fedeltà gl’affetti , miei. Lucìt Torna dunque in te ftefio. Lue. Ve. La Aaggion, il dover, Roma, e V Impero Mi richiedono il cor,, mi gmor. s’ oppone. In van mi favella Il primo tuo amore, No, più non fei queHg, Cangiato è il mio cor.^ v M’ afcolti? T intendi? ■ f è V - Men cara ti rendi, V v . Ti batti cofi. ti'&rózza, -, “Einganno «’ amore, ”, Già fai, eh’ il mio core O Giammai ti gradì. Invan&c. j* "V & SCENA