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TERZO. &*r. Ti sbrinerò. trinanti fi (c*jU l C/f. Chiudi quel labro : » là; per fin, eh’ io ried* In guardia d« la Seltu Moftri, Furie d’Auern© . Làdalprofond*vfcite. Le». Spirti à me non venite. Tutto il Btjct epopolati di Mojlri. Gir. E qui fi vieti Perche vano 1‘ incanto egli non renda Troncar à ferro audace . Quell’incantata pianta. Or queft’ indino: Reo di tradita fede à voi confegno. , Or gemi, piangi, e pena , Che al pianto io riderò’. £e Behie, l’aur e, i venti Fiarifordeatuoi lamenti, ■Così tra marmi algenti Prometeo fi legò. L èri. Carlo, fei ri q uefto loco Dannato feì; giufto è à l’amante il focoi SCENA XIII, Carlo al mirto . Ofirile. G lor.éìn Cief, s’anco è per me . Deh qui fciolga i lacci al piè. Alti Dei da voi fchernite Sian le polle «!’empia Dite Nè più tormentino Alm.idiRc. Carlo, che non inuochi La cieca Dea, perche a tuo prò qui fcagfi i Le Saette omicide ? - Ar dentanti moftri anco fia poco Alcide. / L’vom, che ardito nowpaue. Fai-