Qtic- e no* 1 maf- nc s’- i d ì_» uditi lobe, i Ci- uro è idorc turno min io di rche c per n» » lencc ioiaà le in (cere inu- nirtij :foil ioJco in_s * Hi. fau» Di- on i ndi- ss«»*3 s&sgib tartìsss esfcjSSB NARRATONE ISTORICA. S I eredita da gl’Ataui glorio!! Iadouizi di quelli non laftima. Le propri e_J virtuofe attienila danno . Quelle fono le chiare Stelle , che intoronano xl No me , e la Fama de gl’FIercoli, e dei Tefei . Il morto fudor de gl’eftinti non è l’aceto d’- Anibale , che apra il fcrrei*j-o all’Imprefe_j de lor facce (Tori. Chi vuol efier Grande con* uicne farli; poiché il uafeerui è acidente della natura , e il diuenir doppo nati è merito del valore, e della virtù , e {blamente è vera gran dezza, non quella che fi eredita, mi quella che lì lafcia da ereditare . CARLO chiamato il Grado per fopranome ereditò quatro Coro ne 5 mi non il capo per follenerle. NiunRè fui Trono d’Italia comparile nell’afpetto con ma.giormaéftà, màniuno ni sì inabi'ein efer- citarla • Fu fcielto per difenfore dei Regna cótroà Mori, giudicàdoli forfè atto ad’ammor- z-ire i bollori di quella Zona di foco , chi tanto per la pinguedine foprabondaua nell’humido ; n-alui,come quello, che nulla polfedea di va lore, Stimando obli tata a farlo vincere anco n el Campo quella Sorte , che nella Cuna di quatro Diademi lo fece herede, perde, fu vin to, e fù giuftizia del Cielo , che ftrerto foffb_> dalle catene di Marte, chi repudiando le mo- gb>fpezzò le facre d’imeneo, e che nell’Af ica Regnode Moliti, folle mefìratu à dito vuirnn- ,%o d'infedeltà. A S PER-