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chiaroscurali - nonche accompagnato dalla frequente riemersione di un altro tratto anticipatore nel massiccio impiego dei prediletti ottoni - tale tema conduce il brano, tra crescenti grandiositä, all’apoteosi conclusiva. Khacaturjan, Concerto per violino e orchestra II Concerto per violino di Khacaturjan offre un pregevole saggio di una non secondaria tendenza novecentesca, ripetutamente manifestatasi in determinati periodi, in specifici compositori o in precise aree geografiche. Tale tendenza era volta a tramandare ricette giä caratteristiche del secondo Ottocento, aperte ai tradizionali modelli eurocolti, “rivitalizzati” attraverso la contaminazione con aspetti d’ascendenza popolare o popolareggiante. Essa risultö particolarmente radicata nella musica sovietica, la quäle - anche per precise direttive politiche - rigettava le tendenze piü radicali del Novecento “occidentalizzante”, bollate come frutti della decadente civilta borghese, favorendo nella musica l’assunto d’una piü facile comunicativita. Concepito nel 1940 e dedicato al grande violinista Igor Oistrach, ehe lo accolse di buon grado e lo condusse da par suo all’esordio il 16 settembre a Mosca (nondimeno, sfruttando anch’egli abitudini storicamente codificate, previa riscrittura della cadenza), il Concerto ottenne subito un gran successo e venne insignito del prestigioso Premio Stalin nel 1941. Oggi esso figura tra le composizioni piü eseguite ed apprezzate di Khacaturjan, anche grazie alla trascrizione approntata dal celebre flautista Jean-Pierre Rampal, ehe, rivoltosi al compositore col fine di otteneme un nuovo concerto per il proprio strumento, ne ricavö invece il nulla-osta alla trascrizione, completata nel 1968. Il tratto saliente del Concerto consiste nell’inclinazione, particolarmente sentita da Khacaturjan, verso le musiche popolari della nazione d’origine, la Georgia, o piü in generale della zona caucasica. Non sembra tuttavia ehe il Maestro abbia impiegato motivi di diretta provenienza popolare, bensi ehe egli abbia inteso riprodume Vaura, il carattere; sotto questo profilo il referente storico-musicale appare dunque piü ottocentesco ehe novecentesco: piü dvofäkiano ehe bartökiano. Quanto alla contaminazione fra l’ascendente popolare ed una tecnica esoterica, colta, anch’essa trae linfa dal passato: nel nostro Concerto essa si caratterizza fondamentalmente nel rinvio a modelli classico-romantici. Nel primo tempo, Allegro confermezza, si tratta della struttura di forma-sonata: con il caratteristico contrasto fra i due temi principali dell’esposizione - il primo mosso, il secondo lirico -, la complessa sezione dello sviluppo ed una ricapitolazione variata; tutte fasi le quali, proprio come nei modelli classici, lasciano spazio a vari interventi atematico-virtuosistici del solista. Sola vistosa eccezione ai canoni e nel posizionamento della cadenza, atipicamente situata in un punto d’articolazione nevralgico come la chiusa dello sviluppo, con Teffetto di rendere ancor piü chiara l’articolazione del pezzo. Il fascinoso secondo tempo, Andante sostenuto in forma temaria ABA, malgrado i tre episodi, peraltro piuttosto brevi, caratterizzati da sonorita imponenti, si rivolge a suggestioni desunte dal nottumo chopiniano, con le atmosfere diafane, le ampie escursioni delle figurazioni d’accompagnamento (al tempo stesso, perö, occhieggianti