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Erster Th eil. Sinfonie, von Mozart. Scene, von Winter, gesungen von Mad. Schicht, und den Her- Enrichetta. Dunque mi lasci? ah nb, regger non posso — sento mancarmi — io moro. Silvio. Oh Ciel! la soccorrete •— Padre! Dorina! Oh Dio! lasciarla in questo stato? Barbari, udite almen — son dispe- rato! Alberto. Enrichetta, Enrichetta! Enr. Chi mi chiatna? (Alb.} Son’io. Enr. Ah caro mio tesoro ! ah dove sei ? Ciel! quäl notte improvvisa mi circonda d’intorno! Alb. Enrichetta, f inganni, egiorno, e giorno. Enr. Ahsi! veggo — discerno — Ah chi sä, dov’e il mio bene, cbi me’l dice per pietä? Voi, presenti alle mie pene, non usate crudeltä! Mio dolce amore, vieni, t’affretta, piange, t’aspetta la tua fedel. Ne torni ancora, — (mi manca l’anima,) a chi t’adora? Fato crudel! Ah ehe il duolo, la smania, l’affanno mi fanno vaneggiar; ren Häser und Garten. Alb. Che vedi, figlia mia? Enr. .Veggo l’inferno. Alb. Oh poveretti noi! vaneggia la meschina. Enr. Vedi, osserva, Dorina! E' quello il mio tutore, ehe in quell’ abisso freme disperato; il mio Silvio adorato lo lacera, lo accieca, lo tormenta, vedi, come eisi scuote, e si lamenta! Oh vendetta, oh piacere! Di quanto vidi, ah, non e vero niente; solo e ver ehe dal seno mi staccaste il mio ben, ehe senza lui pin viver non poss'io: dove sei? dove sei, caroidolmio? mä d’un fato crudele, tiranno io saprd trionfar. E Talma, e il cor donai a te, bell’ idol mio, e Talma, e il cor vogl’io fedele conservar. Minacci pur la Sorte, delP ire sue mi rido, ti cinga di ritorte, io del mio cor mi fido, mandi, se vuol, la morte, non dubitar, mia speme, ancor frä l’ombre insieme potremo riposar.