78 ATTO III. Mirt. Quanto ti deggio, Amico, Sitar. Il tuo maggior nemico Non t’è noto però* Mirt,' Lo fò, Scitalce Funefto è all’ amor mio. Sitar. Solo al amore? Ah Mirteo no ’1 conolci. Mirt. Io a*o ’l conofco ? Sib. No. ( S* irriti coftui. ) Scitalce è quello. Che col nome d’Idreno Ti rapi la germana; Mirt. Oh Dei, che dici 1 * D’onde, Sibari, il lai? Sib. Noto in Egitto Egli mi fù ; Mirt, Ahi la pugna s’affretti, Il traditor s’uccida, (/« atto di partir*,) Sitar, Ove, o Prence ti guida Un incauto furor? Taci, cheNino Troppo amico è a Scitalce. Mirt, Lo veggo, e intanto Che deggio farS Sitar. Diflìmular lo fdegno. Mirt. Non foffra l’ira mia freno» o ritegno. (parte.) SCENA V. Sibari. Q uell’ira, ch’io deftai, » Inutile non è. Scitalce eftinto Dal dubbio mi difende, • Ch’ ei palefi il mio foglio, E di lei. che m’ accende, • Un inciampo mi toglie al letto, e al foglio. So, che quella Lufinga „ • • ,