ATTÒ Ih Egli morrà : Ma fcnti, ( A lui conviene Tutto Icoprit.) Pois’ io di te fidarmi? Parla, E’ certo Che Scitalce è Io fpolò, a lui Tamiri Dovrà com’ è coftume, U primo nappo offrir; per opra mia Quello làrà d’atro veleno infetto, Se m’inganni, , . , Ingannarti ! e chi lòttrarmi Potrebbe al tuo furore ? PalTami allor con quello ferro il core. Mi fiderò, ma poi. . . , (^Ripone la fpada.') Taci» che il Re già s’ avvicina a noi, SCENA II. Semiramide, damivi, Mirteo 3 Scitalce con jè- gmto di Paggi j e detti. Sem. lI7 cco ^ luogo, o Tamiri, [Zi Ove gl’ altrui fofpiri Attendono da te premio » e mercede. (Io tremo, e fingo,) Scit. (Finge collanza.) Ah fe quello fofs’ io, Chi più di me lària felice? Sem'. (Ingrato.) Ire. Come mai puoi dubitar? Saggia è Tamiri, e vede, Che il più degno tu lèi. Min. Che afcolto. Ircano, Chi mai ti relè umano ? Dov’ è il tuo fuoco, e 1* impeto natio? Ire. Comincio amico ad’ erudirmi anch’io- Tarn. 4«- St. Ire.) Sib. Ire. Sib. Ire. Sib.