ATTO III. Lue. Ve. E Flavio tanto ardifce ? Il temerario inibito Con la fola mia fpada - - - Ihvio. In vano ti Iufinghi, e a tuo difpett» Vittima già cadrai. Lue. Ve. Perfida la tua vita Flavio. Al fin morrai. Lueil. Flavio, amici fermate, Lucio è il Celare voftro. FUvio. Indegno il rende Il forlènnato amore, Ludi. Ancorché infido, lo difende il core ; Scelga pur a fuo grado egli la Ipola, L’innalzi fu quel trono. Io ItelTa lo rimetto, e gli perdono. Beren. Anima grande. Volai. Oh efempio Di virtù, di coftanza. Arde. Non v* è per il mio cor altra Iperanza. Lue!Ve. Principeffa gentile, io già non voglio Efler di te mcn generolo. rrendi, Ecco nelle tue mani . , . . La mia fpada, il mio arbitrio, e la mia vita, Sarò tuo, fc non fdegni Uniche troppo t’offefe. Ludi. La mia coftanza al fin lieta,mi refe. Lue. Ve. Ma come Vologcfo Da fuoi lacci dilcioltof Flavio. Sedótti i fuoi cuftodi, , A tue catene, e al furor tuo 1 o tolto. lue. Ve. Torni al fen della fpofa, E li pacati eventi Copra d’eterno oblio: Ormai più non fi parli Della mia crudeltà, dell amor mio. Beren