ATTO III. Barai. Egli è già meco ? oh Stelle. Dono fpietato, e degno Della man d’unTiranno, che rachitidi? Che alcondi, oh Dio, tu forfè Sotto quel folco, c tenebrofo velo Del mio tradito ben la tronca tefta ? Ah eh’ in penfarlo Io manco, fudo, aghiaccio, Oh codarda delira di Berenice, Quali’orror ti trattiene, e ti.lgomenta! Ardilci, ardilci, o lenta, Scoprì T ultimo dono, Che ti reca la fòrte, Scopri la mia Iciagura, e la mia morte. Su quel caro volto efangue Vuò finir I’ egro refpiro, Vuò Io fpirìto efalar. Cieli che miro? SCENA Vili. I ^ Sala Reggia. Lucio Vero 5 Aniceto 5 e Berenice. Luc.Vr/nPu miri, o Berenice, X I doni d’ un Tiranno» Cefare a tc gl’ invia, Vedi le fono al tuo rigor dovuti. dnic... • È taci ancora? - . i § . 6 E non ti move o bella - Tanta coftanza» e tanta fède? /'♦‘Ile- ** <- S.' Beren