43 ATTO II. Non vi piacque ingiufti Dei, Ch’ io nafcefii paftorella, Altra pena or non avrei, Che la cura d’ un agnelia, ' Che 1’ affetto d’un paftor. Ma chi nafce in reggia cuna, Più nemica à la fortuna,, Che nel trono afcofi ftanno E l’inganno, ed il timor. Non vi &c. SCENA I X. Lucio L'ero, fot L'ologèfo frtt (jfràrdie, Lue. Ve. Our mi lafciò; ma viene L II mio rivai: Si ricomponga il volto. Volog. Eccomi a ce. L’alma, Augufto, raccolta Pende da cenni tuoi. Lue. Ve. Al fin m’alcolra. Vologcfò abbaftanza Arfe la guerra, arfe il Iivor fra noi ; Cefi! 1’odio comun: Spezzo i tuoi ceppi, e quanto Titolfi, e Scettro, e libertà ti rendo. Volog. Che alcolto mai ! Lue. Ve. Ti meravigli, e taci? Volog. Nel mio fiupor de tuoi favori ofièrvo L’ alto poter. Lue. Ve. Se tu il conienti, aggiungo Pefo a miei doni, e a te ne chiego aneli’ io. Vohg. Chiedi: che non ti deve un cor, eh’ è grato? Lue. Ve.