88 ATTO III. Vada ramingo, c fòlo; e la fòa fòrte Cofi barbara fia, Che fi riduca ad invidiar la mia. Seie». Dhe modera il tuo fdegno; anch’ io l’adoro, E foffrò il mio tormento. Did. Adori Enea? Scie». Si; mà per tua cagione . . Did. Ah disleale? Tu rivale al mio amor ? Sei. Ti fui rivale. Did. Parti, fuggi da me, core fpietato. Seie». ( Mifera Donna l ove la guida il lato!) (parte.) Did. Mancano più nemici ? Enea mi lafcia; Trovo Selene infida ; Jarba m’infulta, e mi tradifòe Òfmida. Mà, che feci, empi Numi? io non Giacchiai Di vittime profane i voftri Altari; Ne mai di fiamma impura Feci l* Are fumar per voftro fcherno. Dunque, perche congiura. Tutto il Ciel contro me, tutto T interno? Ofm. Ah penfa a te, non irritar, gli Dei. Did. Che Dei? fon nomi vani ; Son chimere fognate, o ingiufti fono. Ofm. (Gelo a tanta cmpietadel e l’abbandono ) (fatte.) SCENA ULTIMA. Didone fola. Ah che dilli, infelice! a qual’ eccedo Mi trafle il mio furore ? Oh Dio! crefoe 1’ orrore. Ovunque io miro Mi vien la morte, e lo (pavento in faccia; Trema