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ATTO III. Portami fra catene Quel traditore avvinto: E fè vivo non puoi, portalo eftinto. Ofm. Tu pcnfi a vendicarti, c crefce intauto La fòllecita fiamma. Did. £’ ver. Corriamo. Io voglio . . ah nò . . rcftare . . Mà la voftra dimora ... Io mi confondo . . E non partirti ancora? Ofm. Io volo ad efèquir. ( parti Ofmida con Anfp.) SCENA Vili. Selene, che ritorna ; Didone, e poi Jarba con Adori armati^ ed Ofmida. Stìem. ° Regina, Son vinti I tuoi cuftodi, Nè ci refta difefa Dalla Cittade acccfà. PafTan le fiamme alla tua Reggia in fèno, E di fumo, e faville è il Ciel ripieno. Did. Andiam. Si cherchi altrove Per noi qualche fòccorfò. Ofm. E come? Sei. E dove? jarb. Dove coli fmarrita? Forfè al fedel Trojano Corri à ftringer la mano? Va pure; affretta il piede, Che al Talamo reai ardon le Tede. Did. Lo sò; qucfto è il momento •Delle vendette tue. Sfoga il tuo fclegno’; Or che oga! altro foftegao il Ciel mifura.