ATTO III. Reggia con veduta delia Città di Cartagine Didone, e poi OJmida, e Selene t Va crefcendo il mio tormento; Io lo fento, - E non l 5 intendo. Giufti Dei! che mai farà, Sekn. Ah Dio! Germana, Al fin, 1 Enea . . Did. Parti? Sekn. Nò; ma fra poco Le vele fcioglierà da i noftri Lidi. Did. E tu, cruda Selene, Partir lo redi, cd orrofta»? *»ò 1* £»» 9 Sekn. Fù vana ogni mia cura. Did. Vanne, OGuida, e procura, Che refti Enea per un momento Colo. M’ afcolti, e parta. O/m. Ad ubbidirti io volo. Sekn. \ ^ non fidarti. Ofmida Tu non conofci ancor. Did. Lo sò A quello eccedo è giunta La mia forte tiranna, Peggio chiedere aita a chi m’inganna. in profpetto , che poi s’incendia. SCENA V. SCENA VI. Didone, Selene, e poi Arajpe, ùekn,