64 ATTO II. Jarb. In pegno di tua fede Dammi dunque la delira. Did. Io fon contènta, A più gradito laccio, amor pietolò Stringer non mi potea. ft>. e a. Più loffrir non fi può. {fi leva agitato,) Did, Qual ira, O Enea ? Enea. Ma, che vuoi ? non ti balla Quanto fin or loffri la mia collanza? Did, Eh taci. En. Che tacer? tacqui abballanza. Vuoi darti al mio rivale; Brami, che te 1* configli; Tutto faccio per te; che più vorrefli? Ch 4 io ti vedeflì ancor fra le lue braccia ? Dimmi, che mi vuoi morto, c non eh? io taccia. Did. Odi : a torto ti fdegni. -v. Sai che per ubbidirti. .. En. Intendo, intendo, lo fono il traditor fon io P ingrato. . ,a " Tu fei quella fedele, Che per me perderebbe e vita, e lòglio, Ma tanta fedeltà veder non voglio. (parte rifilato.) SCENA XII. Bidone, che richiama Enea, edfarba. Did C enti * 3 ar ' Laftia > eh’ei parta. Dii. I fdegui fuoi ^ A me giova placar. Jar. Di che paventi? Dammi la delira, e mia Di vendicarti poi la cura fia. Dìd. IT Imenei non e tempo. 3arb.