Enea. Permettimi» che ormai . . Did. Fermati, e fiedi. Troppo lunghe non fian tue dimore (Refiller non potrà.) En. (Collanza, o core.} Jarb. Eh vada : allor, che teco Jarba foggiorna, ha da partir collui. Enea. (Ed’ io lo foffro?) Did. In lui In vece d’ un rivai trovi un amico. Ei tempre a tuo favore Meco parlò: per foo cpnfiglio io t’ amo: Se credi menzognero ><. Il labbro mio; dillo tu teeflo. En. E 5 vero. ; Jarb. Dunque nel Rè de Mori Altro merto non v’ è, che un filo cordìglio! Did. Nò, Jarba, in te mi piace Quel reggio ardir, che ti conoteo in volto; Amò quel cor fi fui».*.» Sprezzator de perigli > e della morte. F te il Ciel mi dellina Tua compagna, e tua fpofa. . . En. Addio, Regina. (J* «dza. ) Balla, che fino ad ora T’ abbia ubbidita Enea. Did. Non balla ancora. Siedi per un momento, ( Commincia a vacillar. ) En. ( Quello è tormento ! ) ( torno a federe. ) Jarb. Troppo tardi, o Didone Conofci il tuo dover. Ma pure io voglio , Donar gli oltraggi miei Tutti alla tua beltà. En. ( Che pena, o Dei}