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ATTO II, SCENA II. Selene^ e detti. Stkn* nTeco vorebbe Enea co vorebbe Enea Parlar, le gliel’ concedi. Did. Enea! dov’è? Seie». Qui preflo, Che lòlpira'il piacer di rimirarti. Did. Temerario! che venga. Olmida parti. (parte Selene.') Ofm. Io non tei dilli ? Enea Tutta del cor la libertà t’ invola. Did. Non tormentarmi più, Iafciami loia. (parte Ofmid».') dm. pome ? ancor non partirti L adorna ancora Quelli barbari Lidi il grand Enea? Enea. Del tuo, dell’ onor mio Sollecito ne vengo. Io fo, che vuol Del Moro il fiero orgoglio Con la morte punir. Did. Eccone il foglio. Enea. La Gloria non coniente, Ch’ io vindichi in tal guilà i torti miei. Se per me io condanni ... Did. Condannarlo per te? troppo t’inganni. ' Parto quel tempo, Enea, Che Dido a te penfò; Ipenta è la face, Sciolta è già la catena, E del fuo nome io mi rammento appena. Didone y & "Enea. Enea.