Didone il Rè de Mori A te de cenni fùoi ) Me Tuo fedele apportator delfina : In te l’offro qual vuoi, Tuo fòftegno in un punto, o tua rovina. Quelle, che miri intanto, Spoglie, gemme, Tefori, Uomini, e Fere, Che l’Africa foggetta a lui produce; Pegni di fùa grandezza in don t’ invia. Nel don comprendi il Donator qual Ha. Dii. Mentr 5 io ne accetto il dono Larga mercede il tuo Signor riceve; Ma s’ ei non è più faggio, Quel, eh’ ora è don può divenire omaggio. ( Come altero è coftuil Siedi e favella. Arajp. (Qual ti fembra, oSignor? Jarb. (Superba, e bella) Ti rammenta, o Didone, Qual da Tiro venirti, e qual ti trarte DilpetatO COnfigHo a Lido; Penfa, che quello fù, dove s* innalza La fuperba Cartago, ampio terreno Dono del mio Signor, e fu . . Did. Col dono La vendita confondi ? Jori. Lafcia pria, eh’ io favelli, e poi rifpondi. Did. (Che ardiri Ofm. Soffri.) Jurb. Cortefe Jarba il mio Re, le nozze tue richiefe. Tu l’ricufafti ; ei ne foffrrì l’oltraggio, Perche giurarti allora, Che al cener di Sicheo fede fèrbavi. Or sà 1’ Africa tutta, Che dà Troia diftrutta Enea qui venne; Sà, che tu l’accoglierti, e sà che 1’ ami. Lui non foffrre, che ardifea Di contraffar gli amori Un avvanzo di Troia al Rè de Mori.