38 .ATTO XI.Oh Dei ! che Tento} Tom. Di Poaipeian la moglie ? XI. Oh Dio'Sappi celar il tuo tormento . Par», Amico , à Dio Frà tante pene, e guai, Se il Tiran non iTueno, io faccio affai, fune. SCENA V. Jfmeno con la fpada di PuBlio. Antonino. Elio. Pereniti . L Argo al Dio de le Vitrorie. Quello brando, quello fui mise £ trofeo de le mie glorie. Largo, Sic. Xl.Sìie, come imponelii. Ecco di Publio il brando, Ant prcncipe. Per. Inuitto Sire, Ant.La perdita di Giulia Tormenta vn’alma Augnila. Per dar la fugga a’miei penlier molelli, Farai che Regai caccia oggi s’apptelli, P/r.Obedirò Signore : eri ft (Ma più acerbo è il mio duo! del mode; Ant.Elio tu porta in cauto ( Ione j Quellobrando guerriera Marzia in dono. Dile, che quella Tpada Cinga al Tuo fianco, « velia il fen d’vsbergo, Meco tri le forelle In appetto d'Arnazone la voglio, £d J io in habito d'Alcide Vedrò cosi nel faettar le Fcrc, Se fan piaghe più omicide Inoliti dardi, ò le Tue ciglia arciere X/.Cefare ( fìngi ò core ) Non ti pnòdar beltà più fida Amore, Aman-