ao ATTO Fcree ritorte Stringano quel fellor.. c chi ri diede, L’adito in quelli Alberghi ; c chi t’indnffe Contro il petto d’Augufto Scclerato Garzon armar la delira; Ctul. Nobil delio di liberar la Patria Da ferrea feruitù, Saperti affai, non ridirò di più, SCENA XIII. Elio. Antonina . Giulia. C Efai e, cori. Roma è già in armi, à liberar s’accinge Pompeian da la Torre, Da IV. fricane Cielo. A pena è gionro Publio in Campidoglio, Ch'il ropoi»; Roman l'acclama ai foglio. ^«/.Publio acclamato al Trono’in brèue Roma Vedrà qual Zìa d’vn Cefare fdegnato L’Ira fulminatrice, ( fenro? Pompeian vò, che mora . Giul. Ahimè* che Ani. Qucfto fellone in tanto , editando Giù. Che di fanone Reale Tinger tentò la fitibonda delira , Da le Fere lacerato, ; Diuorato' Proui l’ira del filo Rè . Xl. Ch’odo ! che miro ! oh Dei 1 Cefare Augufto, Placa Io fdegno. e quella, Ch’ili finte fpoglie hà biondi crin’dilciolti . di Pompeian la moglie. A. Alma, cheafcolti: Giulia è corteiJB.fon già feoperta. .Coli cieli: Come può hauer nel (en fpirto d’ Aletro Chi’l Diod’Anior hà con le Grazie in petto c SC E-