; PRIMO. 17 SCENA IX. Jfmeno. Detti. O Là. Non mi fi vieti ad’Antonino il palTo ì Che d’alto affar di fauellargli hò brama . Ant. ( Ifmeno è qui} Jfm-Sempre è con qualche Dama. Mar. I fmeno in quello loco ? MeiTaggiero d’amorcoftui s’en viene , Ant.Nò nò, mio Ben?ò là.Termini’l gioco. Tutti /ergono, e partono . E ben’oprarti, Ifmeno, Quanto Augnilo t’impofe ? 1/m.L/^uz hai per la chioma. Tuj^^pGiulia, il più bel fol di RomaJ Mar.SfKtiu Giulia » Ant.Marzia, Non ti «ubar. Se il core In cangiar forma, e in variar’afpetto Proteo ti fembra , e Gerion fi feorge, Ne la fua Fede Antheo d’amor l'ifoige^ Mar, Ama, chi più ti piace, Anch’io farò così , Le poma d’ogni feno Lufingano il tuo Amor, Efimera, e Baleno £ l’amorofo ardor, Che il cor t’inceri. Ama&c, Le guancie d’ogni volto Ti fanno folpirar. per ogni crin difciolto Nel cor tifa penar L’Arcier,cheti ferì, Ama,&c, SCE-