7* M T T O Le gioie i contenti . Str. (Le Tue felicità fon mici tormenti ] mfartt. Sei- in te mio deGo> Rinouaif cor mia In centro del bene. Str. (Letue felicità fono mie pene. J j«pur. Lue. Sig. i cenni tuoi Pronta vbbidij. Sei. Ti dcua la prontézza cortefe Hoggi celcbrewnfi vniti ai miei ». Anco i voftri Imenei. Lue. Ecco lo Spofo. Sei. T>one?Luc. Arbàre vieni,. Sei. Chi? Lue. Atbante. Sei. Che fento l Lo Spofo è quelli? Lue. Sì. Sel.Così t'impofil Lue. Non è tuo qucftofoglio ? Sei. Sirchc vuoi dir.'.dr. {Lofdegnoftio pau£tO.J[ Lue. Non imponi che io porga Delira, ò fedediSpofa Al Prence eflibitor di quelle'note* Sei. .Rene; chi te le parfe» Lue.Il Prence Arbante., Sei. Ah traditor?onde l’haucfti?.Ari. Antioco l Di reccar quella catta A Lucinda pregomii Sei. Ahi fonfchernito * Lete. Penfai. Art. Credei.Tacete .rArobo perfidi fetc. SCÉNA XIX. ErfiJ}rato- . Silo, Eurindo^ Str atonica^ Sdeuco. Ridi*, Lucinda. Arbante. S ite, Sire che fai.? ; . A gPImeneì ti accingi Trionfato da Amore Stai con la Spofa, e- 1 ! Figlio tuo fen mòre.. ■ Si. Signor vieni, cIq mira. G*i