tèrzo: 6$ E cerchi fe può far pietofa forre , Ch’ei redi in vita, e ch’io non habbia morte. SCENA Vili. jlnttoco. Seltuco. I Mrcfo, che mi chiedi : amato padre , Per defio d’vbbidirri Diedi moto , e vigore ..... AI corpo infermo, Si à i languenti fp:rti « Sei. (Par P e fi5gg ie del duolo ) Ant. (Lamacchiata confcienza Tremar mi fà nel rimirarlo folo. J Sei. Antioco del tuo male Strani fon gli accidenti. L’intelletto vacilla , L’alma dà ne’ deliri, I! cor ne •tradimenti Sò t’ongine rea dei tuoi tormenti. Ant. S>g. Sei. Taci : ad vdirmi Non à rifponder ti chiamai. Ant. Signore Sarò di fallo. Sei. A tuo vantaggio forfè Acciò de l’ira mia Non ti (Irugga la fiamma, e non fia ftrano Che chi tanta hauerfeppe afpra durezza Che puore inginrarmi Si ralfomigli à i marmi, Ant. Hor di morir è tempo a'Ima infelice ? Sei. £ si graue’l tu’cccclfo Che ridirlo non ofo . errarti, errarti Contro'l Ciel, contro me, contro re fteflo Non ti frenò la legge ? Non r’allenne’l rifpetto ? Nò ia ragion ti modetò ? poterti A delio "tanto ingiuft» Ad-