64 , ATTO Se à ni è fon mio tiranno Dimmi fi dà del mio piò crudo affanno ? Str. Strane fon quefte pene Mà non l’intendo ancor (finger conuicnc. ) Sei. Antioco per te more, E per riguardo mio Langue nel chiufo ardore. Str. Stupida gelo. (Et hò le fiamme al core. ì Sei. Nelle fue ftanzc entrai per darli morte. Mà languente il trouai Tacqui, nulla parlai : dilli à me ftefio .* Sel’vccide ilfilentio A che adoprar la fpada j Mà fe per me tacendo ei langue, e more Empio vorrò fuenatlo. Ah la fua foffèrenza Merta la mia pietà, la mia. clemenza, Str. (O gradita fentenza ?) Sei. A lui Regina, à lui Volgi l’affetto , e credi , Che non mi rendi il cor, che ti donai Perche in Antioco al ferii; * Il mio cor flringerai. Str. Venni per effer tua : Oltre l'vbbidienza Sentimento non hò che più mi aftrin»a.' (Dir di più no cóuienjtemo ch'ei Rnga°àfar. Sei. Ti laran grate le fue nozze? Str. Sire. Di queft'alma , ch’è tua Oltre la parte,eh a vbidir m’infegna Tutto il refto mi manca.*: Oh Dio che pena-? Più che grata ti trouo . Idolo mio Più mi pefa il lafciarti : e mi tormenta Str. (Temo, oh Dio, ch'ei (I penta ) Àpar. Sei, Mà vien Antioco . parti, Lafcia , che à lui fanelli » E eer.