TERZOr & SCENA III. Erjìfirato► Seleuco* Euritfo. A Mòr, Seleuco ancore E'1 mal d’A.ntioc'o; mà si Arano c J l fòco Che rimedio non ha. Sei. Ccme?perchc* Xrf. Pcrch'è amor imponibile. Sei. Che ferito v Narra efprcfia la fiamma Ch'Antioco ftrugge. Xrf. E vano , E inutile il fapcrlo ; e à voi Signore Non fia grato fcoprirlor. iti. Ahimè qual dentro il feiio Dubbio nmor mi C’corre, AfCbor, che de la vita D’vn mio figlio fi tratta Con enigmi fi parla : il tutto narra’.' Xr/.(Che deggio ht.)Seì. Ancora tardirXrf.Sìte^ De la mia fpofa accefo Antioco-langue. Se li Ahimè refpiro. EqucAp E imponibile amore r Xrf. Cosi chiede il mi'honore. Sei. Vorrai dunque, ch'ei mora? Xrf. Se foflè la tua CpoÙL Vogetto di fue brame-,. Dimmi „ tri che farefti ? Seli A lui la cederei. Xrf. Così tiì parli, ’ Mà noi ferretti poi.. Sei. Sarei pronto. Xrf. £ l'amore * Sei. Quel ch'ai figlio fi deue è afsai maggiore l Xrf Eh mi Iufinghi.Se. Al Ciel lo giuro, Xr. Diìq;; Sanate ftcflbil figlio tuo Signore. Che tu Col dadi puoi. i'ogettoi diegl’àccendè, e flhigge’l cote. Seli Dimmi 1 chi !■ Xrf LaRcgin». e 6 Se li..