48 SECONDO. SCENA IIII. ^ Ari/ante. Lucinda. S U L JVcinda ; Lue. Arbante, vieni | 3 A J ^ CCI innoiXK ! /a m Avi* T11 /»«•«% ♦ » »1- 1 * _j Ad affliggermi Tempre. Arb. Ingrata, in- ^ ( Chi t’adora t’aff.igge ?• (grata t> Tanto, tanto abornfei Idolo mio Chi per'te'mòfe ? Lue., Ei non ro’intende, oh 11 jìr. Vuoi ch’io parta ; Lue. Già dilli (Dio 8 Il voler del mio Fato. ^ Ar. Cangia Mime adorato « Il difdegnofo cor. Lue. Non pofTo.-4r.Dunq; ? Che far dcgg’io > Lue. Celiar di tormentarmi !) ! Ar. Difpietata, gl’affétti (H D’vn’ai ima di foco p t D’vn cor incatenato t 8 Ti fon tormenti > dimmi Quando rigor più rio : ~ Giammai li vi Ide ? Lue Ernòn m’iuteiide : oh Ar. Ma ftolto ? inuan Ió perdo . (Dio Pianti, e fofpiri.. Al fine Feminafei : Dallo ftellato giro Già non fcendelfi. Stanco 15 ^ Ormai fon Io d’idolatrar vn falTo. 1< - Grati fono gli Dei jj Achid’Incenfo,eMirra " | Gl’arde poco vapore.; E tù non Itimi chi t’olferfc il core > - t Lue. Parti, lafciami, c taci. Ar. Vadocrudel : d’Amore < Entro l’acquedi Lete Eltingueròlefaci. Lue. Parti, iafeiami, e taci. J. j Che tormento ? ( 5on corretta a folieuer Le