secondo. A} £ur. Quel Saturno ch’ofcurò Lo fplendor de le tue chiome R«. (Adirar mi vorrei mi non sò come ) Addio:meglio è partire, • Ch’il fentirlì dir vecchiac gran martire Eur. Chi non gode inGiouentù Ne la canuta età, Ciò che perduto fu In vano cercherà. Non lafciate di gioir, Fin che fiorisce il len . Ch’à forza di fofpir Non torna indietro il ben. SCENA IX. Arbunte. Lucìndu • •Ar.T Vcinda.e come puoi 1 j Cangiar Amor,e difprezzar,chi t’ama. Lue. E prudenza d’vn core Vincer fe ftell'o.e fupcnar Amore . Ar. Come,oh Dio,mi contratti Quella fèjch’immorrale Tante volte giurarti . Lue. Le yarie congìontioni. Che van facendo gl’Aftri La ne’giri fuperni, Fan che mutino influffi,ancor ch’eterni. Ar. Ancora Antioco non t’è fpofo . Lu. Bafta, Ch’eller lo deggia. Ar. Prematuri ancora Son quelli affetti tuoi. Lue. Chi mai riprefej Pianta,ch’intempeftiua efponga i frutti ? Ar. Quand’è tempo opportun refta poi fenza_j. Lue. Quell’è troppa infolenza Nò.