T E K 2 0. 5j M’hai tu rcfo Qui beato ; Col tuo mezo inolferuato Dà quel Sòl, che il cor m’hà accefo A rubbar la fiamma imparo: O caro anello, ò caro 1 La finta Floridéa E'dunque Orefte, e folle PeirfirHenuioffa rapirmi, E di gioia fi bella irppoucrirjaì ? Stolto è ben, fe ciò crede j Perdonami Circea, S’io ti manco di fede .* Per vaghezze meri belle Il Rettor delle Stelle Si refe infido ali’itnmortal canforte, Trarò dà quella Corte Qual nouello Giafone il velo d'oro . Con fi nobil teforo Mouerò il piede altroue » Con fi vaga rapina Defletè inuidia à Gioue.r Mà ohimè, fentopian piano Aprir l’vfcio vicino, e che farà » Mi ritiro in difparie, Inuifibil l’anclmi renderà. SCENA Q^V AITA. ' firro. Ctejìfpo. C Lefippo già calchiamo Dell’albergo adorato il fuol felice » Se per fanar la doglia In amor tutti lice , Tentarò in quella notte ■ - ■ Rapir dà la beltà, che mi difprczz* C 4 QuaK