SECONDO.' La tirannia d’vn cieco,e nudo Arcisref Le bellezze, che amoreggi Son del tempo dolci inganni; Vanno i dì, volano gl’annt« Ogni bello ai fin fuan:fce ; Mà la fama dcll’Huom mai non petifee ;, Quei diletti à quali afpiri Son«piaceti infulfi, e frali j Per fuggir portano l’ali, Poco dura l’or d’vn crine ; Mà la gloria dell’Huom mai non hi fine tir. Non vuol cooiigli Amore ; Dimmi, fe ancor palefi Sono i rei, che sì arditi Diroccato la mura Della Torre d’Atreo Per riponcrlo in onta Dè miei regi decreti in libertà f Ciò. Nulla ancora fi sà. JÉÈfir. Parte amico, e procura Scoprir I delinquenti. K + eleo. Etfequirò. Pir. Ricorno à miei tormenti, I SCENA DECIMA QV A R T A, Clefjipo. Pirro. Andromaca, S ire vn Guerriero eftrauo Brama inchinarci. pir. Sia introdotto. Cle/. Ei viene ! fir. Date in quello momento Breue tregua al mio duolo acerbe pene. AnUr Ecco Pirro : miei lumi Gioite in rimirarlo; Vò con bugiarda inuention fagacc Par proua del su’amor, me nere li parlo, A tue piante Reali Humil m’inchino ò Gran Campione Argino. Di nouelle fumili , mà fatali.