4 1 ATTO thè qual fu! Colle d’Ida A Itre già vide il Paftoral Troiano , Qui lenza velie, eignude Sotto i chiari del Ciel vini zafiri A parte, à parte, io vi contempli, e miri ■ Len.O bene afe. ■Dot. CVafcolta? Su.ODei? Cir. Che f ent o » Lue. Su fpogliateui, Difcopiite, Ciò che alconde inuidoyelo E fi veggan l’Idee del terzo Cielo Ltn. Leno a ben aprir gl'occhi or ti prenar'i * ■ite. Ah pria, eh’ io da del vinetto,.- al guardo Spettacolo lafciuo ‘ 11 Confoi te rifiuto. T)or. Io l’adorato Cpofo, Cir. Or abbandono L’infido Re, da cui tradita» fono. %uc. Addio . Di Cario Ora ogni laccio efeioito ; BLfacà d’altro feno, e d* altro volt® 1 Ste.Jjchno. •- - • %>or. Fermati. CrV. Senti. Ma che ? non rifiutate 7ìS°f ak ipo{ °‘ £ am ? nte » e in vai’ amore ! ver. (Ah non pollo. ) ■ — - ite. (Ah non deggio. ) Cir. (Ah non ho core. ) X«r. Che rifoluete ? ®w. ( Simular conuiene . ) Riedi qui fra momenti ; ignuda il fenò; Me qual chiedi vedrai. Ste. Nuda me Lenza velo. Cir. E me quaJ già videmi infante il Cielo Lue. Leno. * Lm. Chefardfgg’io? Lue.