t ATTO Ofir. Io non attendo j Da fallo Nume , e Deità fognata A Le vittorie jgi’allori. V Sol ditell’auiagonfi te. Dal mio brando conoicoi miei trionfi. ’*r. Sts ( Magnanimo è co fluì, ) ,C. Car. Sacrilego chi fai, tu che fuperbo O Dicolei,che rngira te Bellonaie Marte ildiuin culto aborri ? ar. Ofir. Vago digiuna, e d’armi E: Cercai (in da-fanciul guerre e perigli : E Più vincitor,che vinto II Colfi palme vittrtci , ftr. Con cjueli’ardir , che in forte cor s’adduna > Che paouadi valornoa è Fortuna • ite-,, Tua Fortuna non è l'otto i vellìlli ,, Delgraad’ItaloMarte ,, Giriitcontroài trionfi? Ofir.,, Ciò , che qua giù promette «Cieca, infima, vagante è femore incerto » „ Mà vince fol chi per Fortuna hà il rnerto , SCENA III. "■ Capo de N.iato li . ar. Ciré: “ S| ij Con cento aperte vele O Baldanzofo’lnimico vrtadalmige N De noftriarmati legni Ir L’ombra, che nuota. Car. Al’armi C Tolgafi’lgiogoàl’onda, il marriuegga La faccia de le Stelle. Da Soldati viene disfatto ilpxuimento , e portato in Nani, altri /piegano is» le , e Iettano l’ancore . E