36 T T 0 S CENA V* Stenze di Lidia con letto. Lidia, Galieno da donna Ztltd. w CE nt °ò Cara, vn non sò che 'vi. f > O Nel mio petto „ Tra l’amore, è trà l’affetro „ Nè faprei fpiegar cos’ è. ! Sento, &c. I Dunque fublimi Le fafeie hanefli Gal, Nacqui à gPacerbi Fati. Mas ’à tuoi cennioggi ferii ir mi lice. Ne le proprie fciagitrciù fon felice . 2*1.Di coltei più gentile, è più vezzofà à H4, Roma non vide mai. Zid.Lo modeftia del volto Mi coftringc ad amarla.z»f,Ardirti è bella; E à Lidia mia Signora 3i da» la man• Stendi tua man di neue. 1 £id,Di Roma à i verdi colli • Meco verrai compagna, ZV/,Amateui ò care : ,,Mrpiaee còsi, „ Nel voftro affeito» „ Sente diletto, . „ Quclfalma à fe , fono ,, Se non fai far non ti doler di me,(« Ga+ làd, Patti ò Nutrice,e in breue Dorilboà me conduci, W, Sà la donna in ogni età „ Far goder la giouentiì : m Sin^be può t ti dàpiacer ? •rr ■' ». „Me*