SECONDO,. 3p ‘ M’è la gentil ftraniera, ' ( Qucgl’occhi fon del foco mio la sfera ) Arm. Tu dvuafi grand’alma Serui per gloria à i cenni. Art Felice oggi fon io } fe ama daJegge Chi per noui llupori Co i rai del ciglio impone légge à i cori. Arm. Or di tua fe , fe già inuialti il foglio In guiderdon de l’opra Quelli fia la mercede. Spera da la fortuna Lafpertopiùferen Non Tempre il Ciri s’imbruna Ne armato è di balen. Spera Scc. SCENA XIII. Mandarti. Artamene. t /”'\Tù che porti, in volto icjpjg Vn>sò che di maefiofo, e gratte. Come t’apelli ? Art. (Almira ) Man. ( Anzi Aeramene)" Mà qual forza di Stella* Ti guidò à quella Reggia ? t g , Art. Sperai cangiando Cielo Cangiar fortuna. Man {O che bel volto) * Art. ( ò che pupilla bruna ) Man, Qui che brami i Che cinedi » ^ Art. Impiego eguale Al mio pouero fiato. lina) *** n - (come fagace ei finge ) ge j Art. (Quell’aureo crine in ceppo d’or mi fttin- Man, Folti in Affilia } Mi Art,