TERZO. 45 fai-Ch’io ci lafci crude! così nemico] Ti molla à quello cor» Ad Lafci armi dico JW.Troppofe’Adonfeuero lafci a Adoni. (Ma (copro Cifetea Dunque il mio bene Godrà la mia RiuaFéiah nonfia veto) parte furio fa ,& ul fuo partire s’ojcur a il Cielo t fueeede ttWpefia. Ad Pur fe n'è ita Or qual nube impronif» Toglie trS lampi H bel feteno al Crelóf Da la grandine acerba io qitì mi celo. fi ri tir aneli* capanna. SCENA IV. Venere. C Etfate/parite Procelle ergogliéfe, Mie gioie arflorofe A turbar dhe noft vili ite. Qui pur il mio adorato Efler dourebbeje ancora Ritardato quanto acerba Riefce à quello cote ogni dimora. „Son miniiìri de'tormcnti «I momenti «Quando il ben lìllà affettando. «Sta penando «A lamenfa dal dolore «Chi di Speranza fol pafee il fuo Core. Vn tormento de griamarti ' Son gl’inilSiiti Quando il ben fi flàattendendd, * Sta langueodo .. . Al conuìto de le pene Chi fe fue brame for pafee di fpene,* SCE-