v n t m o. tt SCENA V, Marte . I. N On sò quel, ch’io far deggia, O eredere ad Amore, O pur’al mio timore : So ben, ch’amo, e pauento; - £ che temendo ogtvor vitto in tormenta, ri Gelpfia lafria il rigori ,5'Nel tuo foco irieforabilc „ Meleagro miferabilc ,, Si conTtima quefto-cor. ,, Gelofia lafcia il velen. Nel tuo ghiaccio rigididìmo. Qual Prometeo in feliciflìmo.. Si tormenta quello fen . DietroL’orme di tè . : - F«». (Quanto m’annoia. ) àpar. ,, E i folgori diGioue? yul. Ah, ch’io non porto. Irne da te lontano.. Ve».Perche ? Val. Non sò; pauento . F«*,Noa dubitar, nò,nò(che rio tormento}^ par.. Sei troppo gelofo. Se doglia ria Non Tuoi nel f«nct. SCENA VI. Venere. Vulcano., dotte, òmioconiòrte Tracciando la mia aioiai 6 3car-