Ma perchè full’ ingreffo Dello lcelto fentier s’affollan mai Del Piacere i miniftri ? Olà : fgombrate Il varco a’ palli miei. Già che non liete Utili alle bell’ opre Non le impedite almen. Vane fon quello Lufi nghe inlìdiofe. Ah la dimora Già delitto è per me. M’affretta il padre, Fronimo mi riprende, Mi ftimola Aretea. Che ! Pretendete Tenermi ancor co’ vollri vezzi a bada? A viva forza io m’aprirò la ftrada. CSi muove dIride con ìmpeto per rompere t’oft acolo de' Genj i che lo trattengono. Quegli fi dileguano, la Jcena fi oficura; e fra F interrotto lume de' lampi, e lo ftrepito delle cadenti faette fi riempie tutto di lar ve, dì pridigi e di mofiri.) Stelle ! Ah, quale improvvifa Caligine profonda il Sol ricopre! Che fù V Come in un punto Tutto l’orror della tartarea notte Qui l’Èrebo verfo ! Come fra quelle Denfe tenebre e nere I palli regolar ? Folgori ardenti Mi ilridon d’ogn’ intorno : ove mi volgo Veggo armate di fiamme orride fchiere Di sfingi e di chimere ! Ah ti ravvifo Livido moftro infame, Tormento di te lleffo, Inciampo degli Eroi. No, la minaccia De’ funelli portenti, in cui ti fidi, Empio, non balta ad avvilir gli Alcidi, Servon gl’ infulti tuoi Di fprone al mio valore ; i tuoi contraili Utili io renderò. Sì : già l’illeffa Maligna luce, ad atterirmi accefa, B a M’apre